Torta di rose

Questa è una torta un pò diversa dal solito ed è formata da tanti piccoli panini dolci. La ricetta me l’ha insegnata mia mamma e mi diverto a prepararla con la mia bambina che dovrebbe farmi da assistente, ma in realtà passa il tempo a leccare i cucchiai sporchi di marmellata e cioccolato! E anche se non riusciamo a farla perfetta poco ci importa, perchè il sapore è davvero fantastico!

Ingredienti (per una torta di 24 cm di Ø):

350 g farina

1 cubetto di lievito

2 uova

3 cucchiai di olio 

1 cucchiao di zucchero

Scorza di un limone

1 pizzico di sale

150 gr latte

Per farcire:

cioccolato fondente

crema alle nocciole

marmellata

burro e zucchero in parti uguali

Preparare una fontana con la farina, le uova, lo zucchero, l’olio, la scorza del limone grattugiata, un pizzico di sale e impastare con il lievito sciolto in poca acqua tiepida. Se l’impasto fatica a stare insieme aggiungere anche il latte. Una volta ottenuta la palla stendere con il mattarello dei rettangoli di pasta non troppo sottili e spalmarli con cioccolato sciolto a bagnomaria (o marmellata o crema alla nocciola o infine con burro e zucchero mescolati insieme). Arrotolare formando un cilindro e tagliarlo in due o tre pezzi; continuare così sino ad esaurire l’impasto. Mettere poi i cilindri in una teglia foderata con carta forno leggermente distanziati tra loro e lasciarli lievitare per circa un’ora. Cospargere la torta con un po’ di zucchero semolato e cuocere in forno già caldo per 10 minuti a 200 gradi, poi abbassare a 180 gradi e cuocere ancora per circa 10 minuti. Oggi ho farcito alcune rose con il cioccolato fondente e altre con la marmellata di pere, ma questa torta è buona con ogni tipo di farcia. 

Bocconcini di pollo e crocchette di patate

La ricetta di questo pollo è tanto semplice che non andrebbe neanche scritta, ma accompagnata dalle crocchette di patate diventa uno dei secondi di carne preferiti da mia figlia e si prepara anche velocemente!

Ingredienti:

Pollo: 

1 petto di pollo

Pangrattato 

Erbe provenzali

Sale 

Olio

Per le crocchette di patate:

8 etti patate (pesate crude)

1 etto burro

1 uovo

pangrattato

sale, paprika, curcuma

Olio

Per i bocconcini di pollo, tagliare il petto a dadi grossi e passarli nel pangrattato. Metterli in una teglia con carta forno, un po’ di erbe provenzali, il sale e il pepe se vi piace. Aggiungere un filo d’olio e cuocere in forno a 180 gradi per venti minuti circa. Per le crocchette mettere a bollire le patate intere e sbucciate con un po’ di sale e quando sono cotte schiacciarle con lo schiacciapatate. In una pentola sciogliere il burro e unire le patate schiacciate, il tuorlo, il sale, e le spezie che preferite. Far cuocere una decina di minuti e quando il composto è freddo fare le palline e passarle nell’albume sbattuto e nel pangrattato ( con questa dose vengono circa 30 crocchette grosse come una noce). Se volete friggerle nell’ olio, consiglio di aggiungere un tuorlo in più al composto; io le cuocio nel forno a 180 gradi per circa venti minuti e in questo caso si può mettere un suolo uovo intero nel composto e impanare le crocchette direttamente nel pangrattato senza prima passarle nell’albume.

Panissa

Preparare la panissa richiede un po’ di pazienza perché bisogna mescolarla continuamente per 20 minuti altrimenti si attacca, ma una volta preparata e fatta raffreddare, si può tenere nel frigo e cuocere all’ultimo momento. Per creare un ottimo aperitivo consiglio di tagliarla a strisce, friggerla in olio bollente e servirla calda con un pizzico di sale.

Ingredienti (per due piatti fondi di panissa):

300 g farina di ceci

1 litro d’acqua

1 cucchiaio raso di sale grosso

olio

Mettere a bagno la farina di ceci nel litro d’acqua con il sale grosso per due ore e ogni tanto mescolare. Poi filtrare il liquido con un colapasta a maglia non troppo grossa e schiacciare con un cucchiaio gli eventuali grumi che restano. In una pentola antiaderente versare un filo d’olio e poi aggiungere il liquido. Mettere sul fuoco. Quando comincia a bollire, abbassare il fuoco e cuocere per venti minuti sempre mescolando perché altrimenti si attacca. Una volta trascorsi i 20 minuti, lasciare la pentola sempre sul fuoco e versare velocemente la panissa nei piatti aiutandosi con un cucchiaio. Questa operazione va fatta velocemente perché la panissa solidifica in fretta. Lasciare raffreddare. Come ho detto prima, la panissa fritta è deliziosa. A noi piace anche tagliata a strisce e rosolata in padella con un filo d’olio e una cipolla a fettine. Oppure si può preparare il cavolo verza tagliato sottile condito con olio e sale e unire i dadini di panissa.

Gnocchi di semolino

Mi piace tantissimo il brodo di carne e lo preparo spesso nei mesi freddi quando lo posso lasciare cuocere lentamente sulla stufa a legna. Ho contagiato anche la mia bambina con questa passione e lo mangia volentieri, soprattutto se dentro ci sono i tortellini e i pezzetti di carota! Se come noi amate il brodo di carne e il semolino potete provare a fare questi semplici gnocchetti!

Ingredienti (per 4 persone):

1 uovo 

burro

100 g semolino

brodi di carne

formaggio grattugiato

sale

In una ciotola mescolare il burro a temperatura ambiente insieme all’uovo intero fino ad ottenere una consistenza cremosa ( per le dosi pesare l’uovo e usare lo stesso peso di burro). Unire poi il semolino, salare e impastare velocemente con le mani. Lasciare riposare l’impasto per circa mezzora in frigorifero e poi fare gli gnocchetti (cercate di farli molto piccoli perché poi in cottura si ingrandiscono parecchio). Io li ho cotti direttamente nel brodo di carne bollente per circa 15 minuti e li ho serviti con una spolverata di formaggio grattugiato. Potete anche cuocerli a parte in acqua bollente salata e versarli solo all’ultimo nel brodo, così avrete un brodo più limpido e con un sapore di semolino meno intenso. 

Vellutata di broccoli

Ad essere sincera, la prima volta che ho preparato questo piatto, temevo che qualcuno potesse tirarmelo addosso. Invece ho scoperto una ricetta deliziosa, perché la vellutata di broccoli ha davvero un sapore ottimo, che proprio non ti aspetti. Nei mesi freddi cavoli e cavolfiori del nostro orto non mancano mai in casa e con questa ricetta riesco a farli mangiare volentieri anche a mia figlia.

Ingredienti (per 4,5 persone):

broccoli 

patate

1 cipolla grossa 

1 bicchiere di latte 

Brodo di verdure 

2 panini

timo

olio

sale

pepe

Lavare e tagliare a pezzetti i broccoli ( io ho usato un po’ di broccoli e metà cavolfiore; se si prepara solo con il cavolfiore non si ottiene una vellutata verde, ma tendente al bianco/grigio, ma è buona lo stesso). Sbucciare e tagliare a dadini le patate ( si possono mettere tante patate quanto il peso del cavolo, ma anche meno, dipende dai gusti). Tritare la cipolla e rosolarla nella pentola con un filo d’olio, poi versare patate e cavolo a pezzetti e bagnare col brodo vegetale fino quasi a coprire del tutto la verdura ( se non si ha tempo di preparare il brodo va bene anche l’acqua calda). Lasciare cuocere con il coperchio per circa mezzora e poi frullare con il frullatore a immersione. A questo punto aggiustare di sale e pepe, assaggiare e eventualmente aggiungere un bicchiere di latte (dipende dai gusti)e far cuocere ancora una ventina di minuti. Servire calda con un filo d’olio, un pochino di timo e dei crostini. Per preparare i crostini io taglio i panini a dadini, li metto in una teglia con carta forno e li cospargo di erbe provenzali e un filo d’olio e li metto un attimo nel forno.

Tagliatelle di carote

Queste tagliatelle hanno un sapore delicato e un colore allegro che incuriosisce anche i bambini. Bisogna stare attenti a tritare le carote nella maniera più fine possibile, perché se no le sfoglie si strappano per colpa dei pezzi di carota troppo grossi. Inoltre è necessario fare seccare un po’ le sfoglie prima di preparare le tagliatelle, ma secondo me ne vale la pena!

Ingredienti (per 4 persone):

300 g semola

300 g carote

2 uova

Lavare le carote, sbucciarle e tritarle da crude il più fine possibile. Sulla spianatoia fare una fontana con la semola e le carote tritate, inserire al centro le due uova e impastare senza aggiungere acqua ( se l’impasto non sta insieme se mai aggiungere un altro uovo). Una volta ottenuta la palla, lasciarla riposare per 20-30 minuti. Poi tirare le sfoglie e lasciarle riposare fino a che non seccano un po’ (aspettare almeno un’ora). Fare le tagliatelle. Si possono condire semplicemente con olio o con burro e salvia.

 

Notti da mamme

Il desiderio assoluto di ogni mamma, soprattutto se c’è un bebè in casa, è DORMIRE. Dormire la notte consecutivamente… quelle ore di sonno (che profondo come prima non sarà più perché il tuo cervello è pronto a captare ogni rumorino proveniente dalle camere dei bimbi), ma quel riposo che vivi come una conquista, come una ripresa alla vita normale. Sto chiaramente parlando di alcuni bambini.. molti dormono da subito, altri no … i miei. Soprattutto Gioele… di Pietro ricordo notti interminabili tra la tetta e il passeggiare avanti e indietro… Pietro si svegliava e piangeva, come è logico che sia, per un bisogno che assonnata e, come negarlo a volte innervosita, non riuscivo pienamente a soddisfare. E poi ero piuttosto rigorosa con lui… direi pochissimi e brevi accessi al lettone (tanto lui non sembrava godere di questa situazione) e intervalli tra le poppate piuttosto predeterminati. Ma comunque diciamo che in generale Pietro mi stancava più il giorno (soprattutto per colpa delle colichette e del fatto che io neo mamma ero veramente troppo agitata) che la notte.

Nei due anni e mezzo di vita di Gioele ho capito che probabilmente lui ha bisogno di meno ore di sonno in genere. Da piccino non dormiva (diciamo pure per tutto il primo anno, ma forse di più) mai tutta la notte e, a parte magari i primi mesi per necessità di tetta dovuta alla fame, spesso lui si svegliava ma non piangeva. Però non si riaddormentava per ore. E io mamma più stanca e ahimè meno rigorosa lo portavo nel lettone e lui ci stava bene, mi si spiaccicava addosso e quietava anche se non chiudeva gli occhi neanche a pagarlo oro. Lui, pur essendo una belva che tutto fa e tutto distrugge e aspetta che ti giri un attimo per combinare un guaio, è molto affettuoso… Si vede proprio che ha bisogno fisico di abbracciarti, di stare appiccicato… e così tante notti le abbiamo passate a tre nel lettone… con la conseguenza che, anche se tu cerchi di dormire, hai un essere vagante nel letto che…uno: non vuole la coperta perché ha sempre caldo e io invece mi rintanerei sotto a strati infiniti di calore, due si rilassa giocando a girare le ditine intorno ai tuoi capelli e spesso li tira inavvertitamente ma tu pensi “e che kazzo, lasciami in pace”; tre: è capace di occupare uno spazio assolutamente inversamente proporzionale alle sue piccole dimensioni e ti lascia ritagli di letto per cui sei costretta a inventarti un modo per smontare e rimontare alcune articolazioni per poterti almeno assopire mezz’ora… che tanto poi mediamente ormai sono le 5 e mezza, lui si addormenta e sembra finalmente tranquillo ma tu alle sei ti devi alzare per andare a lavoro. Affermo tutto questo con ironia perché quando accade, veramente la notte un po’ fai fatica e poi ti resta il sonno addosso, ma sei la mamma è faresti mille cose più pesanti e difficili per i tuoi bambini, è ovvio. Comunque ormai i miei bambini sono “grandi” , per Pietro ( 6 anni e mezzo) ci possono essere i risvegli per il brutto sogno e per Gioele (2 anni e mezzo) i problemini di mal di pancia e digestione visto che spesso a cena si abbuffa come non ci fosse un domani mangiando in modalità ruspa che deve finire in fretta il lavoro. Come stanotte. Ecco mi sono messa a scrivere sul treno delle 7 mentre sto andando al lavoro dopo una notte di “quelle” che dalle 2 alle 5 non dormi. E poi alle 6 ti alzi. E questo è aggravato dalla fase pre ciclo, con nervi a fior di pelle e cefalea devastante che di certo non trae giovamento dal mancato riposo. Penso non cucinerò lenticchie a cena per un po’.. Gioele le adora e forse la sua razione mi è un po’ scappata di mano …. Nulla di grave…. Apri la porta di casa e respiri quell’aria di autunno della campagna di cui adori riempirti i polmoni fin da bambina, fin da quando eri tu a rompere le scatole alla mamma di notte… e poi è ancora buio e stamattina non so perché i lampioni della strada sono spenti…. La luna è incantevolmente piena e orione con la sua cintura luminosa ti dà il buongiorno. Che bell’ inizio di giornata!

 

Anticipatario

La prima e universale regola in materia di bambini è NON FARE PARAGONI. La condivido in toto, ma non la metto in pratica. Nel senso che sono convinta che ogni bimbo ha i suoi tempi e non è giusto, per esempio a scuola, confrontarsi se non in modo costruttivo, sulle doti o sulle “pecche” dei nostri figli. C’è chi fa prima e chi fa dopo, chi è bravo a contare e chi eccelle nel disegno, chi è timido e si tiene in disparte e chi è più spavaldo e intraprendente. Tutto perfettamente nella norma.

Ma scusate questa regola del non paragone vige anche tra fratelli o esiste una postilla che consenta a una mamma poco “ortodossa” di fare confronti tra i membri della sua prole?

Perché se questa deroga non esiste… sono spacciata.

Quando è nato Gioele me lo ero eppure ripromessa, “io sono la mamma di due esseri perfettamente distinti tra loro, con caratteristiche fisiche e psichiche differenti e imparagonabili”… Missione fallita dopo credo un paio di giorni al massimo… ma che dico già dal primo istante quando l’ostetrica ha guardato Gioele e mi ha detto “ti assomiglia” e io “Pietro, il primo, è uguale al papà invece”. Tentatrice di ostetrica… me l’ha servita su un piatto d’argento e cosi la mia carriera di mamma di secondogenito è iniziata già da principio con un bello scivolone… però scusatemi tanto ma credo che sia un po’ naturale cosi… è chiaro che quando diventi mamma per la seconda volta non è come la prima (e anche questo è un paragone)…. Intendiamoci l’emozione è la stessa e l’esplosione d’amore (di cui parlavo qualche scritto fa) ti rituona dentro e ti ritrovi ad avere un altro cuore in più. Su questo non si discute, è ovvio che la “quantità” di sentimenti sia la stessa … sarebbe così anche avendone 15 di figli… ma , se è vero ed è sicuramente cosi, che già la gravidanza costituisce un imprinting determinante per il folletto in arrivo, be’ nella mia seconda gravidanza è evidente che avessi anche altro di cui occuparmi e portare a spasso con orgoglio la mia pancia non era l’unico mio pensiero. E in questi casi per me i paragoni (che mi creo io in autonomia) diventano uno strumento di creazione di sensi di colpa: “ per Pietro ero attenta ad ogni passo che facevo, per Gioele ero sempre di fretta.. lo credo che è uscito sclerato”… rimurgino a volte tra me e me… poi penso anche a tutto il tempo “esclusivo” che ha avuto il primo e alla necessità di condividere tempi e spazi con cui si è trovato a fare i conti il secondo. “È naturale”, mi convinco ed è così davvero, nulla di strano, ma è un dato di fatto che, se è vero che ogni bimbo nasce con le sue propensioni e la sua personalità, è altrettanto vero che non si può essere sempre “mamme per la prima volta”. D’altro canto il secondo gode dell’esperienza già acquisita e di una mamma non proprio alle prime armi. Per me questo è stato molto confortante…. E credo abbia giovato anche a Gioele che, avendo a che fare con una mamma un po’ meno ansiosa e agitata, sta crescendo meno nella bambagia .. magari meno “coccolato” (forse è per quello che è affettuoso e se le prende tutte quelle che gli fai) ma più autonomo. Per necessità o per virtù.

A volte mi chiedo come sarebbe stato se fossero nati a tempi invertiti ma non mi riesce proprio di immaginarlo… vorrei solo poter capire quanto i miei atteggiamenti e le mie scelte abbiamo influito sulla personalità dell’uno piuttosto che dell’altro… ma è impossibile capirlo e forse non avrebbe neppure senso farlo. D’altronde è chiaro che le scelte di una mamma sono sempre di natura guidate da quella che è la via migliore (o che pare esserla) per il suo cucciolo. Ed è con questa convinzione che per il suo primo anno in “società” faccio si che a Gioele sia attribuita l’etichetta di “anticipatario”…. E mi fa veramente strano… io, la stessa mamma che dice sempre “vorrei che non crescessero mai”.

Mamma di campagna part-time

Se è vero che ogni “scaraffone è bello a mamma sua” (mi scusino i napoletani ma non so come si dice esattamente) è altrettanto vero che per ogni bambino la sua mamma è il top… almeno fino a una certa età o almeno mi auguro che sia così.

Per me così è stato. Mia mamma, casalinga, c’era e c’è sempre… c’era al mattino quando ci preparavamo per andare all’asilo e poi a scuola, era li al nostro ritorno con quei pranzetti al sapore d’amore che a volte io e miei fratelli ci permettevamo anche di criticare (ingrati), c’era al pomeriggio quando facevamo i compiti e poi magari uscivamo tutti insieme o con gli amichetti, c’era a preparare la cena e a metterci a letto. E per me era un po’ scontato cosi… noi abitavamo in un paesino dove c’era la piccola scuola (6-7 bambini per classe credo sia il record raggiunto alla mia epoca) ed era una realtà un po’ distaccata dal mondo frenetico. Il paesino c’è ancora ed è il “mio” dove sono tornata ad abitare per scelta … per avere i miei genitori vicini e perché lo adoro e mi piace l’idea che i miei bimbi crescano li… nel mio paese… con tutti i suoi pro e i suoi contro…. Che poi si confondono gli uni negli altri ed è difficile fare un’analisi… a me la vita di paese piace…mi piace aprire la finestra e salutare tutti al mattino quando mi alzo. Ci conosciamo tutti e spesso questo punto di forza si ritorce un po’ contro tutte le modernissime leggi sulla privacy e si sa le voci vere, ma anche non vere, le “fake news” di paese, circolano con una velocità altamente superiore a quella che i social network si vantano di raggiungere.. e poi c’è quella memoria storica (a volte un po’ distorta) che costituisce una rete di informazioni inestimabile con cui tutte le novità devono fare i conti. Ma io ci sto bene, mi sento nel mio, forse perché le radici si aggrappano e si nutrono del terreno dove crescono e se hai “mangiato” bene e “respirato” bene ti resta quella voglia di prati, di orti, di terra e aria fresca e pulita che ti rigenera al ritorno dal lavoro, dalla città. C’è chi fugge perché questa realtà gli va stretta e non si può certo biasimare. Del resto ci sono da considerare mille possibili soluzioni di mezzo tra l’ambiente del paesino e quella della città… ma la mia mente spesso si rifiuta di considerare “i grigi”… o una cosa è “bianca” o è “nera”… e quindi o Langasco (il mio minuscolo paese) o Londra (per fare un esempio). E così (ahimè, dico ironicamente) è stato. I miei bimbi stanno crescendo nei miei prati, nei miei giardinetti, nei miei cari ricordi. Non escludo che tutto questo possa cambiare in un futuro, ma se si deve cambiare si cambia bene e radicalmente, mi sono ripromessa…. Se si deve partire e andare, si va lontano a cercare nuova aria da respirare, nuove lingue da imparare e nuove esperienze da fare. Non so cosa sarà, so che oggi sono qui.

E in fondo il mio paese non è poi cosi diverso da 30 anni fa… non c’è più la scuola, i bimbi giocano meno per strada, ma credo di aver già abbastanza reso l’idea della mia stuccosa dolce malinconia…. Quindi mi soffermerò solo sull’aspetto che di cui volevo da principio parlare. Dicevo circa 500 parole fa (mi escono le parole, non riesco ad arginarle) che mia mamma era casalinga e che quasi tutte le mamme lo erano. Erano tutte mamme a tempo pieno e senza troppa fretta. E questo è il mio stereotipo di mamma “perfetta”.

Ora, consideriamo il fatto che i tempi cambiano e che per stare al passo con le “esigenze moderne” senza rinunciare a un po’ di quel di più di cui sicuramente i miei genitori si privavano ( per cominciare dai viaggi, dalle vacanze e dalle gite che erano veramente una rara conquista e non cose all’ordine del giorno come oggi)… ecco per fare tutto ciò due stipendi vengono molto comodi… per questo io lavoro.. non perché non saprei stare “a casa”..credo che sarei in grado di trovarmi sufficienti interessi da non deprimermi neanche quando i bimbi saranno grandi. Sarà che il mio lavoro non mi piace o forse non mi piace più, mi piacerebbe fare qualcosa di più pratico o di più utile che ,banalizziamo, scrivere sterili numeri, ma questo è quello che mi ritrovo a fare e che mi garantisce un buon stipendio. D’altronde sono fortunata anche perché sto riuscendo a lavorare parti time e alle 13.15 ogni giorno, cascasse il mondo, passo il badge, stacco la spina dall’ufficio e timbro in entrata per il mio “ secondo” lavoro, il più appagante e impegnativo del mondo…. Due monellini mi aspettano a casa con la nonna (la mia mamma a tempo pieno) trepidanti che la mamma part time torni da loro. Ma finalmente domani è sabato!

Andiamo a letto

“Pietro, andiamo a letto.” Mettere a letto il nostro primo bimbo è sempre stato un mio compito, una sorta di diritto/dovere acquisito dal “lontano” febbraio 2012 quando quel frugoletto di 51 cm pretendeva (e a gran voce) la presenza esclusiva della mamma per abbandonarsi tra le braccia di Orfeo. E poi crescendo è diventata una routine assodata… nel primo anno ci voleva una canzoncina pre nanna, poi sono diventate fondamentali le lucine del proiettore abbinate ai miei grattini, successivamente siamo passati ai libretti illustrati accompagnati a filastrocche più o meno improvvisate (le rime sono il mio forte), infine la prerogativa prima di addormentarsi è diventato il racconto o la fiaba. E direi che non c’è proprio nulla di strano in questo “percorso evolutivo” … penso che più o meno tutti i bimbi passino attraverso queste fasi e tutti i bimbi ugualmente desiderino la mamma prima di addormentarsi. Ma il punto è che io non ho mai abbracciato la teoria “sto un po’ qui con te e poi ti addormenti da solo” … a me è sempre piaciuto aspettare e aspettare finché gli occhietti dolcemente si chiudono e il respiro si fa cadenzato e leggero. E quante volte mi ci sono abbondonata anche io li vicino a lui a quel sonno ristoratore e primordiale…

Che mamma dolce e paziente, penserete voi…. In realtà mille e poi mille sono state le volte in cui stanca morta non mi rivolgevo precisamente con dolcezza materna a mio figlio… ma era più una cosa del tipo “dai Piè scegli sta storia che la leggiamo e dormiamo”… però a volte ci sta…. Ma non gli ho mai rubato questo tempo tutto nostro neppure quando è arrivato l’altro nanetto… e mi sono sempre imposta di non privare Pietro di questo “vizio” della mamma accanto per addormentarsi neppure di fronte alle colichette di Gioele o all’ultima poppata che gli veniva negata in cambio di un biberon di latte… Ok sempre il mio era, ma al sapore di caucciù… forse la troverete un’ingiustizia, ma a me è sempre sembrato un modo implicito per rassicurare pietro sul fatto che io c’ero sempre e che il piccolo che già per forza di cose “rubava” tanto tempo non aveva il diritto di scalzarlo dalla pole position della nanna. E così è stato per tutti questi anni, poi una sera, due settimane fa, pietro mi ha guardato e mi ha detto “stasera mi accompagna papà a letto”… ho incassato con un sorriso “certo amore, vai a letto e dormi bene… dai, vengo a dirti buona notte e a darti un bacino”. Almeno questo caspita mi spetta! D’altro canto papà se la cava benone con racconti da uomini che ovviamente divertono un sacco il mio ometto … e quei due lì se ne fregano se il cuscino non è ben sistemato e se le coperte non sono in ordine… ridono e si raccontano…. E come negare che dietro al mio consiglio “Lu, magari prima di dormire non è opportuno stimolare troppo la sua fantasia e farlo ridere a crepapelle” ci sia quel velo di sana malinconia che mi fa sorridere e pensare: mamma zero, papà uno.