“Pietro, andiamo a letto.” Mettere a letto il nostro primo bimbo è sempre stato un mio compito, una sorta di diritto/dovere acquisito dal “lontano” febbraio 2012 quando quel frugoletto di 51 cm pretendeva (e a gran voce) la presenza esclusiva della mamma per abbandonarsi tra le braccia di Orfeo. E poi crescendo è diventata una routine assodata… nel primo anno ci voleva una canzoncina pre nanna, poi sono diventate fondamentali le lucine del proiettore abbinate ai miei grattini, successivamente siamo passati ai libretti illustrati accompagnati a filastrocche più o meno improvvisate (le rime sono il mio forte), infine la prerogativa prima di addormentarsi è diventato il racconto o la fiaba. E direi che non c’è proprio nulla di strano in questo “percorso evolutivo” … penso che più o meno tutti i bimbi passino attraverso queste fasi e tutti i bimbi ugualmente desiderino la mamma prima di addormentarsi. Ma il punto è che io non ho mai abbracciato la teoria “sto un po’ qui con te e poi ti addormenti da solo” … a me è sempre piaciuto aspettare e aspettare finché gli occhietti dolcemente si chiudono e il respiro si fa cadenzato e leggero. E quante volte mi ci sono abbondonata anche io li vicino a lui a quel sonno ristoratore e primordiale…
Che mamma dolce e paziente, penserete voi…. In realtà mille e poi mille sono state le volte in cui stanca morta non mi rivolgevo precisamente con dolcezza materna a mio figlio… ma era più una cosa del tipo “dai Piè scegli sta storia che la leggiamo e dormiamo”… però a volte ci sta…. Ma non gli ho mai rubato questo tempo tutto nostro neppure quando è arrivato l’altro nanetto… e mi sono sempre imposta di non privare Pietro di questo “vizio” della mamma accanto per addormentarsi neppure di fronte alle colichette di Gioele o all’ultima poppata che gli veniva negata in cambio di un biberon di latte… Ok sempre il mio era, ma al sapore di caucciù… forse la troverete un’ingiustizia, ma a me è sempre sembrato un modo implicito per rassicurare pietro sul fatto che io c’ero sempre e che il piccolo che già per forza di cose “rubava” tanto tempo non aveva il diritto di scalzarlo dalla pole position della nanna. E così è stato per tutti questi anni, poi una sera, due settimane fa, pietro mi ha guardato e mi ha detto “stasera mi accompagna papà a letto”… ho incassato con un sorriso “certo amore, vai a letto e dormi bene… dai, vengo a dirti buona notte e a darti un bacino”. Almeno questo caspita mi spetta! D’altro canto papà se la cava benone con racconti da uomini che ovviamente divertono un sacco il mio ometto … e quei due lì se ne fregano se il cuscino non è ben sistemato e se le coperte non sono in ordine… ridono e si raccontano…. E come negare che dietro al mio consiglio “Lu, magari prima di dormire non è opportuno stimolare troppo la sua fantasia e farlo ridere a crepapelle” ci sia quel velo di sana malinconia che mi fa sorridere e pensare: mamma zero, papà uno.